Cara comunità,
noi siamo i ragazzi di 4ª e 5ª superiore e questa settimana abbiamo vissuto un’esperienza speccialeee. Siamo partiti dalla nostra parrocchia con molta voglia di vivere finalmente questo viaggio che da tempo attendavamo.
Avevamo tante aspettative perché sentivamo sempre racconti di fratelli e amici più grandi ma l’esperienza che abbiamo vissuto noi è stata completamente diversa dalla loro.
Francesco, Carmen e Carmela ci hanno proposto un percorso incentrato su due aspetti della Calabria: accoglienza e integrazione dei migranti e le mafie e la legalità.
Abbiamo incontrato persone fondamentali per l’accoglienza come Medici senza frontiere e la Croce Rossa Italiana ma anche membri della cooperativa sociale “JUNGI MUNDU”.
L’esperienza a Camini con questa cooperativa, ci ha fatto capire quanto sia necessaria l’integrazione tra persone di diverse culture e religioni per rendere vivo un territorio che si stava spopolando.
Abbiamo anche avuto la possibilità di ascoltare alcune testimonianze che hanno reso più tangibile il tema della legalità che prima non comprendiamo a pieno.
La loro esperienza di vita ci auguriamo sia di esempio per tutti noi e che quelle parole possano restare vive nel tempo e portare cambiamento.
Per metterci in gioco anche noi e fare qualcosa di concreto abbiamo aiutato Francesco a ripulire un bene confiscato alla ‘ndrangheta affidatogli attraverso un bando pubblico.
Vorremmo ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso questa esperienza ma soprattutto la disponibilità delle persone del luogo.
In loro abbiamo trovato un forte coraggio e sorriso vero ma soprattutto una grande determinazione di portare a termine ciò in cui credono.
Torniamo a casa da questo campo con più consapevolezza, ci siamo resi conto di essere cresciuti e maturati molto in soli 6 giorni pieni di belle e forti esperienze, speriamo che questo possa essere per noi e per tutta la comunità un nuovo inizio.
Come testimonianza vogliamo lasciare un sasso dipinto e firmato da noi perché il campo sia inciso nella storia dell’Immacolata.
La cultura del male è profonda, radicata nel terreno, subdola ma potentissima, come erbacce d’edera che contaminano il buon raccolto. Solo poche persone sono in grado di lasciare da parte la paura e sporcarsi le mani cercando di separare la zizzania, dal grano buono.
Gli incontri fatti ci hanno mostrato quanto sia alta la capacità di ripresa dell’uomo che sceglie di contrastare il male con il bene, fino a compiere gesti straordinari, come Donatella Congiusta, che ha perdonato l’assassino del figlio Gianluca, come i ragazzi di medici senza frontiere, completamente dediti ai più fragili, e come i membri dell’Associazione Don Milani che si propongono di offrire ai bambini del luogo un posto sicuro ed educativo per loro.
Ogni giorno sentiamo al telegiornale e alla televisione servizi di immigrati che vengono rappresentati come persone opportuniste, approfittano dell'accoglienza dell'Italia, ricevono cure e la possibilità di una nuova vita e in cambio non fanno nulla per il nostro paese.
In questa esperienza abbiamo avuto la fortuna di avere una visione completamente diversa di questa realtà.
A Camini abbiamo incontrato una ragazza siriana che è stata accolta a Camini insieme a tutta la sua famiglia per scappare dalla guerra che dilaniava il suo paese. in questi anni si sono ricostruiti la propria vita , hanno imparato un mestiere e lavorano nelle botteghe di Camini. Per noi è incredibile come un borgo quasi deserto sia riuscito a rinascere grazie all’accoglienza di queste persone.
Francesco per educare i bambini e per evitare che imbocchino la strada dell’illegalità ha anche avuto la geniale trovata di fondare una squadra di calcio. I corsi però non sono corsi normali perché prima dell’allenamento viene dedicata una parte fuori dal campo nella quale i bambini e i ragazzi vengono educati su temi differenti. Ai bambini vengono insegnate le qualità del gioco pulito, mentre ai ragazzi temi come la mafia. Anche per i genitori ci sono delle riunioni nelle quali si discute sul modo migliore di relazionarsi ai propri figli in modo che non subiscano un’eccessiva pressione e riescano a godersi l’attività sportiva.