mercoledì 8 novembre 2023

IN PANE TRASFORMACI, O PADRE!





Liturgia di martedì 7 novembre - Martedì della XXXI settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (12-5-16)
Fratelli, noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri.
Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile.

Salmo 130(131)

Custodiscimi, Signore, nella pace.

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.

Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.

Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.


Dal Vangelo secondo Luca (14,15-24)

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”»

MEDITAZIONE DI DON ANDREA ZERBINI

Giorgio è ora qui dinnanzi alla mensa della sua fede, del suo sperare amando; alla presenza della sua comunità parrocchiale di Santa Maria in Vado, tra la Parola e il Pane, a salutarci e noi pure a salutarlo. Anche il vescovo Giancarlo si fa presente grato e unito a questa eucaristia in questo saluto.
Con la preghiera di colletta che raccoglie tutte le preghiere dico caro Giorgio il Signore ti ha dato il dono di servirlo in modo lodevole e degno per praticare la sua misericordia con gioia per correre verso i poveri a cui appartiene il Regno dei cieli.

A te oggi si stringe tutta l'unità pastorale, attraverso l'esercizio della tua carità ne hai abitato il suo cuore e così nel distendersi e contrarsi del tuo cuore si è manifestata ai nostri occhi l'impareggiabile, incomparabile carità del Cristo, grazia ha sospinto sempre più le nostre comunità parrocchiali tra la gente ed a mettersi in ascolto delle loro necessità. Così sei stato in mezzo a noi silenzioso maestro di concretissima amorevolezza che non è un sentimentalismo ma il Vangelo fatto vita. Cristo stesso nelle persone dei poveri dice il concilio nella Gaudium et spes sembra reclamare quasi ad alta voce la carità dei suoi discepoli. Così lo spirito di povertà e di carità è al vera gloria e la testimonianza della Chiesa di Cristo. (GS 88-90)

Le letture del giorno sono sorprendentemente in sintonia con la tua vita; esse oggi la rispecchiamo e possono essere così lette da noi come l'ordito stesso del tuo testamento spirituale a noi, la forma della tua preghiera per noi e far luce sulla tua stessa vocazione cristiana.

Abbiamo ascoltato nella prima lettura le parole che ci affidi come un testamento: amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera.

Condividete le necessità dei fratelli; siate premurosi nell'ospitalità. Benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Volgetevi piuttosto a ciò che è umile.

Il salmo 131 del salterio va ricordato è li più breve, piccolo e come tale è il salmo dei piccoli. Anche noi abbiamo detto: Custodiscimi, Signore, nella pace. Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me.

Il Vangelo ci dice infine a quale vocazione e ministerialità laicale ti abbia chiamato il Signore: essere come quel servo ai crocicchi delle strade e delle periferie umane della tua città. Ecco cosa ha detto anche te detto: "Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi". Il servo disse: "Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto". Che smisuratezza la carità del Padre allora egli disse al servo: "Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia.

Ora Giorgio è realmente e dolorosamente nascosto al nostro sguardo; è come quell'evangelico seme caduto nella terra e a cui ha voluto raffigurarsi e paragonarsi lo stesso Gesù per dirci li senso della sua esistenza del suo vivere, patire morire e fare luce anche su di noi.

Ricordiamo che "il Vangelo come l'amicizia è un seme strano, diventa albero nel tuo campo solo se lo semini nel campo di un altro". E Giorgio questa consapevolezza l'ha resa al vivo ai nostri occhi. Pur nascosto come seme nella terra feconda di Dio tuttavia Giorgio resta visibile ai nostri occhi già ora in quella spiga già ora piena di chicchi, che sono le persone che ha incontrato, che anche siete voi qui ora raccolti come spighe cresciute dal seme della sua umile, generosissima carità.
Di più. Voi tutti qui ai miei occhi sembrate un vasto campo di grano quel campo seminato giorno dopo giorno dalla sua prodigalità. Prodigo è li seminatore della parabola vi ricordate, non seleziona i terreni, non differenzia prima indagando la qualità ma fiducioso va a sparpagliare la sua semente dappertutto.
Ma perché non resti questa appena un'immagine che passa subito, dobbiamo rammentare che in questa immagine è nascosta al risposta alla domanda chi siamo noi?
La risposta ci viene da un inno liturgico quello dei vespri del Corpus Domini. Chi siamo dunque noi? Frumento di Cristo noi siamo cresciuto nel sole di Dio, nell'acqua del fonte impastati, segnati dal crisma divino. In pane trasformaci, o Padre, per il sacramento di pace.

Qui a questa mensa siamo ritornati con il nostro dolore. Turbati sì tantissimo anche dal dolore perdurante e indicibile della sua famiglia che lo ha vegliato nella sua lunga notte oscura. E in questa notte che continua stando solo con la luce accesa della fede.
E voi sarete testimoni di un chicco di grano caduto in terra e che ha portato frutto dentro ciascuno di voi e per questo siete pure testimoni di un memoriale, quello della Pasqua del Signore Gesù. Fate questo in memoria di me. Da qui da questa mensa inizieremo ancora una volta ad essere un pane dato, un pane spezzato.

Questa triplice mensa, della parola, mensa del pane di vita e che dà la vita e mensa dei poveri dovrà infatti essere imbandita da noi ai crocchi delle nostre strade di umanità. Novembre è li tempo di seminare anche per noi nella vita delle persone l'amorevolezza del Cristo, incarnando la sua predilezione per i poveri, sappiate dunque che incontrando loro incontreremo anche lui, ma anche Giorgio.

Al fraterno amico Giorgio desidero dedicare questo testo poetico di padre Venanzio Agostino Reali

"E tu avesti per me e per tutti
luce e calore.
Aiutaci!
A rompere il cerchio del nostro 
Disamore”

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